lunedì 24 febbraio 2014

Una mattinata

Anche ieri sera il cielo è stato violentato senza pudore, ma al mattino già nessuno se ne ricordava più: una mosca camminava smarrita sul vetro di una finestra come d'altronde tutte le mosche usano fare, l'albero in giardino continuava a partorire brutti frutti scuri che puntellavano i rami magri e spogli, e le stesse voci bisbigliavano consigliandomi le loro razionali assurdità.
"Non ha senso, non ha senso! Guardali laggiù, non sarebbe meglio eclissarsi?" Diceva una, stridula.
"Hai una grande responsabilità, prendine coscienza" Ribatteva un altra con aria solenne.
Me ne fregai di entrambe e continuai a guardare la mosca che, contro ogni previsione, aveva trovato la via d'uscita verso quell'assolata galera patria che si chiamava mattina.
Trovare la via d'uscita, pensai, è lì che stava tutta la questione ed una mosca se l'era già risolta in quattro e quattr'otto; ma dopotutto una mosca ha meno esigenze di una creatura quale potevo essere io quella mattina.
La bambina bionda che stava seduta sul letto continuava a sbuffare nervosamente e a scuotere la testa in segno di disapprovazione: Non sei una mosca! Disse all'improvviso confermando quella sua strana capacità di entrarmi nella testa, a volte.
Mi alzai alla svelta ( la vestaglia mi svolazzò un poco intorno e mi piacque da morire quella mia alzata così trionfale) raggiunsi la piccola e le presi il visino fra le mani, ma sul più bello non trovai nulla da dirle per enfatizzare e culminare il climax della mia reazione, così parlo lei: Sei solo un uomo, e dovresti comprarmi un gelato.
Aveva ragione, ero solo un uomo, ma non per questo ero costretto a fare le cose che fanno gli uomini; comunque il gelato lo avrei comprato, fosse stata l'ultima cosa da uomo che avessi fatto.

Marcello D'Onofrio


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